Mi piace la storia e mi piacciono i romanzi storici. L'altro giorno bighellonando per una libreria, in uno di quei giorni in cui avevo voglia e tempo di guardare lentamente uno per uno tutti i dorsi possibili, in attesa che qualcosa, chissà cosa poi non lo so, mi colpisse, mi sono infilata in un angolo stretto e scomodo quasi dietro la porta e ho trovato un vecchio amico dimenticao e abbandonato, De Roberto. Ho trovato i Viceré e quasi come se la salvezza fosse in quel libro l'ho afferrato sono andata a pagare e via a casa a leggere. Ho pensato dopo che avrei potuto tranquillamente scaricarlo gratuitamente e leggerlo sul mio e-book ma ormai era fatta.
Forse è questa polemica su come festeggiare i 150 anni d'Italia ma avevo un tarlo nella testa, qualcosa che mi faceva stare scomoda sulla sedia ogni volta che pensavo a quest'Italia. Ho divorato i Viceré, ho ringraziato De Roberto non per quello che dentro c'è scritto ma per come l'ha scritto, quello rende veramente merito alla storia italiana, solo quella sua scrittura potente e disillusa può rendere giustizia alla nostra storia nazionale illuminarne gli angoli bui e le ipocrisie.
Forse il 17 marzo prossimo potremmo tutti restare a casa a leggere le ultime pagine dei Vicerè, quelle in cui il principe Consalvo Uzeda neo-eletto deputato del governo italiano parla alla vecchia zia di fede borbonica e le spiega a cosa serva la politica nel nuovo regno d'Italia Unita.
Buona Italia a tutti